Domenico Palumbo
Scritti filosofici e letterari
Una breve biografia
Elenco provvisorio degli scritti editi
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Domenico Palumbo, detto Mimmo
La vita.
Mimmo Palumbo (Napoli 1947- Roma 2011) è stato un filosofo e poeta italiano. Mimmo, all'anagrafe Domenico, nacque a Napoli il 14 agosto 1947, primo figlio di Antonio e Adriana Fortunato, entrambi insegnanti, sposatisi nel settembre del 1946 subito dopo la fine della seconda guerra mondiale[1]. La sua nascita fu però denunciata all'anagrafe due giorni dopo, il 16 agosto[2]. Egli nacque nel quartiere di Bagnoli, a casa dei suoi nonni materni: Raffaele Fortunato, anch'egli insegnante, e Giulia de Martino, discendente da un'antica famiglia borbonica, i Minutolo, il cui esponente più noto, Bonaventura, aiutante di campo dell'ultimo re di Napoli Francesco II di Borbone, aveva seguito il sovrano nell'esilio di Gaeta[3]. A pochi mesi dalla nascita Mimmo fu portato dai suoi genitori in Sardegna, in un paesino in provincia di Sassari, Laerru, dove essi si erano rifugiati subito dopo un fortunoso matrimonio contrastato dalle rispettive famiglie. La Sardegna resterà sempre per Mimmo il primo luogo mitico di una vita possibile. La nascita di Mimmo costituì un importante passo nella rappacificazione familiare, al punto che Antonio e Adriana, dopo pochi anni vissuti a Laerru, decisero di ritornare a Napoli andando a vivere ad Arco Felice, in casa dei genitori di Antonio: Domenico Palumbo e Genoveffa Florentino, di origine procidana ma da vari decenni trapiantati nell'area flegrea. Genoveffa era una donna religiosissima, che passava lunghe ore in chiesa, e la sua influenza fu molto importante nella prima educazione di Mimmo, e in tutta la sua successiva riflessione filosofica l'elemento religioso andò spesso ad intrecciarsi con la passione per la filosofia del linguaggio.
La prima scuola frequentata da Mimmo, che vi fu iscritto come "uditore" appena compiuti i cinque anni, fu la Edmondo de Amicis, il cui edificio, oggi demolito per dare visibilità ad alcuni ruderi romani, si trovava nei pressi di Piazza dell'Annunziata, a Pozzuoli: il suo insegnante si chiamava Lamberti.
Nel 1953/54, quando Mimmo aveva sei anni, ed erano nate anche due altre figlie femmine - solo più tardi sarebbero nate altre due sorelle- la famiglia si trasferì a Bacoli, un paese molto più piccolo di Pozzuoli. Suo padre, grande ammiratore di Rousseau, aveva scelto una casa quasi in aperta campagna, dove Mimmo visse in un'assoluta, totale libertà, un'infanzia di giochi e amicizie che durò fino al 1959. Bacoli, dove egli completerà i suoi studi elementari alla scuola Guglielmo Marconi, resterà sempre per lui, molto più dell'antica Laerru, il luogo mitico ove ritornare ogni tanto come alla ricerca di un paradiso perduto nel quale, tuttavia, sembravano anche celarsi le radici di tutte le sue inquietudini. Il ricordo di questo periodo infantile riemergerà ogni tanto nella sua produzione poetica andando a costituire un altro linguaggio non raramente in conflitto con quello filosofico.
Nel'58 la famiglia cambierà abitazione, trasferendosi a Napoli, nel quartiere di Bagnoli dove Mimmo era nato.
A Bagnoli Mimmo, trapiantato in un ambiente socialmente diverso da quello contadino che aveva lasciato a Bacoli, frequenterà la scuola media Giacomo Leopardi, in una sezione dove si studiava la lingua spagnola. In questa scelta della lingua, alquanto originale all'epoca in cui quasi tutti sceglievano il francese o cominciavano a prediligere l'inglese, si radicherà probabilmente quella sensibilità particolare verso i temi della lingua, dell'etimologia, della semantica che non abbandonerà Mimmo per tutta la sua vita. Non raramente, da adolescente, riferendosi a questi anni, egli ricordava questa prima lingua da lui studiata.
Ad una preadolescenza in cui il cambiamento di ambiente aveva bruscamente spezzato le antiche frequentazioni, seguirono un'adolescenza e una prima giovinezza dove nuove amicizie conquistarono uno spazio sempre più importante nella vita di Mimmo. Iscritto dapprima al Liceo classico Antonio Genovesi, dove vi frequentò il ginnasio, si trasferì poi al vicino Liceo Vittorio Emanuele II, dove, trascurando le altre materie, cominciò ad appassionarsi alla filosofia. Passione che, condivisa col padre Antonio, e coltivata già con quotidiane discussioni familiari, crescendo nel tempo, sovrasterà tutte le altre, non abbandonandolo più. Trasferitosi per gli ultimi anni al Liceo Umberto I di via Carducci, vi terminò gli studi nel 1966. La frequentazione di tre diversi licei aveva frattanto favorito il costituirsi di una rete di amicizie umane e intellettuali assai diversificate tra loro. Diversità che Mimmo amava più di ogni altra cosa.
Iscrivendosi all'Università degli Studi Federico II di Napoli scelse il corso di laurea in Filosofia, nel quale, tuttavia, in quelli che furono anche a Napoli gli anni più burrascosi della contestazione studentesca, non trovò quell'università che aveva immaginato. Dopo un'accesa discussione col professore Nicola Petruzzellis, decise di abbandonare Napoli e trasferirsi anche con l'università a Roma.
AllUniversità La Sapienza Mimmo si appassionò, tra gli altri, agli insegnamenti di Stefano Garroni -studioso di Marx e di Freud, che già negli anni '70 si divideva tra i suoi impegni accademici e un'attiva partecipazione alla vita politica- con il quale si laureò nel 1974, con una tesi su Maurice Godelier.
Divenuto bibliotecario presso la Biblioteca di Storia della Medicina della stessa Università La Sapienza di Roma, vi rimarrà, salvo qualche assegnazione a Dipartimenti diversi, fino alla morte sopraggiunta improvvisamente con un infarto che lo colse nel suo ufficio di bibliotecario il 10 luglio del 2011. Nella notte successiva cessò di vivere senza aver ancora compiuto i 64 anni di età.
Mimmo ha lasciato, oltre a qualche pubblicazione, di cui chi sta attualmente curando la bibliografia darà conto, innumerevoli appunti e circa 300 quaderni manoscritti che sono in via di ordinamento e digitalizzazione a cura di alcuni fedeli amici e familiari. Il nucleo centrale della sua ricca biblioteca è stato donato alla Biblioteca della città di Bacoli che sorge nell'ex Villa Cerillo, prossima alla sua mai dimenticata casa d'infanzia.
Questa breve biografia vuole essere, oltre che una traccia utile per chi voglia approfondire la figura di studioso, oltre che di originale filosofo di Mimmo Palumbo, anche uno schema al quale verranno collegati i suoi più importanti scritti, man mano che la digitazione in atto verrà portata avanti.
Per un riferimento autorevole alla figura di Domenico Palumbo, si può vedere la dedica a lui indirizzata dal filosofo Roberto Finelli in uno dei suoi più recenti scritti[4].
Gli scritti inediti
Fonti
Le fonti delle informazioni su Domenico Palumbo sono di vario tipo:
Oltre quelle già citate in nota:
Fonti di archivio dello Stato Civile di Napoli (numero anno etc. del documento di nascita); Fonti di archivi eccesiastici; Fonti librarie dove sono nominate alcune persone citate nella biografia, ci sono le Fonti di un Archivio privato: Archivio Palumbo, Roma (dove si conservano circa trecento tra quaderni, cartelline e appunti vari manoscritti da Domenico Palumbo e in via di digitalizzazione a cura di alcuni amici e parenti).
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[1] Archivio della Parrocchia Maria SS. Desolata, Bagnoli (Napoli), Registro dei Matrimoni, vol. IX (1942-1948), p. 423, 1946.
[2] Comune di Napoli, Servizi demografici, Atto N. 00364, p. 1, sez. Ba, anno 1947.
[3] Su Bonaventura Minutolo, nato a Palermo il 1812, che guidò le truppe borboniche contro Garibaldi a Palermo, si veda soprattutto Archivio di Stato di Napoli di Pizzofalcone, sezione militare, Libretti di vita e costumi, seconda serie, fascio 106 bis, vol. 9, f. 10. Cfr. anche Archivio di Stato di Palermo, Stato civile, Indice matrimoni, anni 1836-1845, f. 22; R. Selvaggi, Nomi e volti di un esercito dimenticato. Gli ufficiali dell'esercito napoletano del 1860-61, Napoli, Grimaldi & C. 1990, p. 114.
[4] R. Finelli, Al di là del nome del padre. Spinoza e la psicoanalisi, in "Il Cannocchiale. Rivista di Studi filosofici", a. XL. n. 2, maggio agosto 2015, p. 207.
Elenco provvisorio degli Scritti editi di Domenico Palumbo:
Desiderio e astrazione in Hegel, Marx, Sartre e Lacan, in L. Cillario e R. Finelli (a cura di), Capitalismo e conoscenza. L'astrazione del lavoro nell'era telematica, Roma, Manifestolibri 1998, pp. 291-300.
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Poesie in fase di digitalizzazione
La polvere dei giorni interrotti dalle parole[1]
La polvere dei giorni interrotti dalle parole
Un intera vita trascorsa scivolando
Lungo il pendio della sua traduzione in segni
Questo momento spezzato nel suo cuore
Dal quotidiano che batte il marciapiede del tempo
A passo di donna, mentre l'uomo, un uomo proustiano
La osserva da dietro, un incontro impossibile
Feritoia di altri piccolissimi mondi al buio
[1] Poesia tratta dallo scritto Il Quotidiano, digitato da Amedeo Napoleoni e inviato a Gea nel luglio 2011. Questi versi sono stati messi sul ricordo di Mimmo stampato per il trigesimo della morte.
Segreta, tenera luna
Segreta tenera luna
Una poesia
Lontano mormorìo di luna
Facendo quattro passi
Un venticel leggero
Non prevedevo invero
Che tu mi raccontassi
Che giocavi ai cinque sassi
Perciò se tu mi amassi
Mi diresti tre parole
E si scioglierebbe il sole
E poi se io sballassi
E invece tu danzassi
Io forse ti vedrei
Risvegliare i tuoi anni verdi?
E com'eri da bambina?
Su quel muretto antico
la mano piccolina
e un luccichìo negli occhi
per l'infantile orgoglio
stringevi tu nel pugno
le pietre tonde tonde?
Forse già il presagio (!)
Detta tua disinvoltura
Dell'abilità di oggi (quella
Di una donna matura)
Era già promessa in fior (a margine: giallo girasol?)
Ma adesso è primavera (a margine : e tu dirai: e allor?)
Ma io la sento in cuor (.....)
Di botticelli e di sassi
Dipingo il verde amor
E poi se tu ballassi
Ed io invece ancor...
Di fili lacci e fossi
Andando a cerbottane
Ed un frinìo di rane
Col loro gracidar
Una colonia di farfalle
(di certo rosse e gialle)
Intorno a noi danzar (?!)
Che l'amico di una vita (a margine : Nè ma chist è paz!)
Scoccan coccole molte (a margine : pure!)
Al tempo regalasse (Ma chi?)
Parole sparse o raccolte (a margine : vabbuò)
Al sogno ed al dolor (a margine :ma quasi)
Le fate che tornasse (a margine : Scemon!)
Un desiderio di creazion (a margine : Scemon! Scemon!)
Il mondo che vedevi (a margine : Scemon!)
Giocando ai cinque sassi (a margine : Abbasso il Pentagono e il mavalà Ghedini)
La pianta e i girasol
Perduto ha detto Silvia (a margine : Abasso BBeruscon Burlesque e Le Babbion!)
Lost esso Filippo un bacio
Si ripagano di tutto
Son belli belli belli
Io vedo in te quel gioco
Una gioia che sprizza fuor
Crescente luna bianca
Segreta tenera luna.
a margine: Speriamo la Fortuna
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Quest'astrostonatur! (Da QUADERNO 99 sottosopra (Giacomo)